Il processo di pace

Il processo di pace

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    Sin dalla firma del trattato di pace fra Egitto ed Israele (1979), sono state avanzate varie iniziative, sia da Israele che da altri, per promuovere il processo di pace in Medio Oriente. Questi sforzi hanno condotto infine alla convocazione della Conferenza di Pace di Madrid (Ottobre 1991)​​​ ​​

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    Egyptian President Sadat, U.S. President Carter and Israel Prime Minister Begin (GPO/Y. Sa'ar) Egyptian President Sadat, U.S. President Carter and Israel Prime Minister Begin (GPO/Y. Sa'ar)
    Il Presidente egiziano Sadat, il Presidente degli U.S.A. Carter e il Primo Ministro israeliano Begin
     


    Sin dalla firma del trattato di pace fra Egitto ed Israele (1979), sono state avanzate varie iniziative, sia da Israele che da altri, per promuovere il processo di pace in Medio Oriente. Questi sforzi hanno condotto infine alla convocazione della Conferenza di Pace di Madrid (Ottobre 1991), tenuta sotto gli auspici degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, nella quale sono stati riuniti i rappresentanti di Israele, Siria, Libano, Giordania e Palestinesi. Le procedure formali sono state seguite da negoziati bilaterali fra le parti e da colloqui multilaterali su questioni di interesse regionale.

     

    Colloqui bilaterali

     

    Israele e Palestinesi: dopo mesi di contatti intensivi tenuti ad Oslo dietro le quinte, fra i negoziatori di Israele e dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), venne formulata una Dichiarazione di Principi che delineava i preparativi per l'auto-governo dei Palestinesi nel West Bank e nella Striscia di Gaza. La sua sottoscrizione, il 13 settembre del 1993, fu preceduta da uno scambio di lettere fra il Presidente dell'OLP Yasser Arafat e il Primo Ministro Yitzchak Rabin, in cui l'OLP dichiarava di rinunciare all'uso del terrorismo, si impegnava ad annullare quegli articoli della sua Carta dove si negava ad Israele il diritto all'esistenza, e si impegnava a ricercare una soluzione pacifica al decennale conflitto. A sua volta, Israele riconosceva l'OLP come rappresentante del popolo Palestinese. La Dichiarazione di Principi conteneva un insieme di principi generali, concordati fra le parti, che riguardava un periodo intermedio di auto-governo palestinese della durata di cinque anni, e delineava un percorso, per tappe, dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi.

    Gli accordi per l'autogoverno palestinese nella Striscia di Gaza e a Gerico sono stati messi in atto nel Maggio del 1994. Tre mesi più tardi, si è proceduto al trasferimento dei poteri e delle responsabilità ai rappresentanti palestinesi del West Bank attraverso la consegna delle autorità relative a cinque specifiche sfere d'azione: educazione e cultura, sanità, previdenza sociale, tassazione diretta e turismo. La Dichiarazione di Principi e altri accordi firmati da Israele e Palestinesi sono culminati nella firma dell'Accordo ad Interim israelo-palestinese del Settembre 1995. Questo accordo prevedeva l'ampliamento dell'auto-governo palestinese nel West Bank attraverso l'elezione di un'autorità preposta all'auto-governo, il Consiglio Palestinese (eletto nel Gennaio del 1996), e la continuazione del ridispiegamento dell'IDF nel West Bank. L'accordo impostava anche il meccanismo che avrebbe gestito le relazioni israelo-palestinesi che avrebbero condotto all'Accordo per lo Status Finale. In base all'accordo ad Interim, il West Bank veniva suddiviso in tre tipi di aree:

    Area A – comprendente le principali città del West Bank: piena responsabilità del Consiglio Palestinese per questioni di sicurezza interna e di ordine pubblico, così come per gli affari civili. (La città di Hebron fu soggetta a regolamentazioni speciali fissate nell'Accordo ad Interim; il Protocollo sul ridispiegamento a Hebron è stato firmato nel Gennaio del 1997).

    Area B – comprendente piccoli centri abitati e villaggi nel West Bank: responsabilità del Consiglio Palestinese sugli affari civili (come per l'Area A) e mantenimento dell'ordine pubblico, mentre Israele manteneva la responsabilità predominante sulla sicurezza, per salvaguardare i propri cittadini e per combattere il terrorismo.

    Area C – comprendente tutti gli insediamenti ebraici, aree di importanza strategica per Israele e aree ampiamente disabitate del West Bank: piena responsabilità israeliana per sicurezza e ordine pubblico, per responsabilità civili riguardanti il territorio (pianificazione, gestione del territorio, archeologia, ecc...). Il Consiglio Palestinese si assume la responsabilità per quanto riguarda tutte le altre sfere civili per la popolazione palestinese.

    La tabella di marcia per la messa in atto delle ulteriori fasi di ritiro, così come specificato nell'Accordo ad Interim, è stata rivista in varie occasioni da entrambe le parti, principalmente nel Memorandum di Wye River nell'Ottobre del 1998. In seguito a queste revisioni concordate, Israele ha completato la prima e la seconda fase del processo di ulteriore ridispiegamento (FRD) nel Marzo del 2000. Dopo tale ridispiegamento delle forze israeliane, più del 18% della West Bank rientrava nella categoria dell'Area A, oltre il 21% era definita Area B, e il 98% della popolazione palestinese del West Bank era sotto l'autorità palestinese. I negoziati tra le parti sullo Status finale, per determinare la natura di un assetto permanente tra Israele e l'entità palestinese, sono iniziati, come programmato, nel Maggio del 1996. Gli attacchi di attentatori suicidi, compiuti dai terroristi di Hamas a Gerusalemme e a Tel Aviv nel 1996 hanno offuscato le prospettive del processo di pace da parte israeliana. È quindi seguito uno stallo di tre anni e i colloqui sullo Status Finale sono ripresi solo dopo il Memorandum di Sharm el-Sheikh (Settembre 1999).

    I temi da affrontare comprendevano: profughi, insediamenti, questioni di sicurezza, confini, Gerusalemme e altro ancora. Su invito del Presidente Clinton, il Primo Ministro israeliano Barak e il Presidente dell'Autorità Palestinese Arafat hanno partecipato ad un vertice a Camp David, nel Luglio del 2000, per riprendere i negoziati. Il summit si è concluso senza che fosse raggiunto un accordo, a causa del rifiuto da parte del Presidente dell'Autonomia Palestinese Arafat, della generosa proposta. È stata tuttavia rilasciata una dichiarazione trilaterale, nella quale venivano indicati i principi concordati, come guida per futuri negoziati. Nel Settembre del 2000 i Palestinesi hanno iniziato una Intifada - una campagna di terrorismo e violenza indiscriminati - causando gravissime perdite di vite umane e molta sofferenza da entrambe le parti. Numerosi sforzi per mettere fine alle violenze e per rilanciare il processo di pace sono falliti a causa del continuo e crescente terrorismo palestinese.

    Israele ha accettato la visione presentata nel discorso fatto dal Presidente degli USA George W. Bush il 24 Giugno 2002, secondo cui la fine del terrorismo palestinese deve essere seguita dalla risoluzione definitiva di tutte le questioni sospese e dalla pace. Il 25 maggio 2003 Israele ha accettato la Roadmap, accompagnandola a delle considerazioni che Israele ritiene parte integrante della sua applicazione e da un impegno degli Stati Uniti a prendere in considerazione questi commenti.

    Tuttavia, i Palestinesi devono ancora assolvere i loro obblighi previsti dalla prima fase della Roadmap, in primo luogo la cessazione incondizionata del terrorismo e dell'incitamento alla violenza. Tra le misure prese da Israele per contrastare il terrorismo vi è stata la costruzione della barriera antiterrorismo. Nell'Agosto del 2005, Israele ha messo in atto un distacco dalla Striscia di Gaza e da quattro insediamenti nel nord della Samaria, nello sforzo di porre fine alla situazione di stallo del processo di pace, dopo cinque anni di terrorismo palestinese. Il terrorismo palestinese è continuato, dopo l'elezione del governo di Hamas, facendo uso anche di missili Qassam lanciati dalla Striscia di Gaza contro il Neghev Settentrionale e con il rapimento di un militare israeliano, rendendo quindi necessaria un'azione militare israeliana. Il nuovo governo israeliano, eletto agli inizi del 2009, ha fatto diversi tentativi per riavviare il processo di pace. Purtroppo, questi tentativi sono stati costantemente frustrati dai Palestinesi e dalla loro nuova richiesta che gli Israeliani soddisfacessero varie condizioni preliminari ancor prima dell'inizio dei negoziati. Solo nel Maggio del 2010 i Palestinesi hanno acconsentito a tenere "colloqui di avvicinamento".

     

    Israele e Siria: nell'ambito della formula di Madrid, sono iniziati fra le delegazioni siriana e israeliana dei colloqui che si sono tenuti di tanto in tanto a Washington a livello di ambasciatori, con il coinvolgimento di alti funzionari americani. Due tornate di colloqui di pace israelo-siriani (Dicembre 1995 e Gennaio 1996) si sono incentrate sulla sicurezza e su altri argomenti chiave. Questi incontri, che sono stati altamente dettagliati e globali, hanno individuato importanti aree di accordo e convergenze concettuali per future discussioni e considerazioni. I colloqui tra Israele e Siria sono poi ripresi nel gennaio 2000 a Shepherdstown, negli Stati Uniti, dopo uno stallo di oltre tre anni. Tuttavia questi negoziati non hanno portato a un vero progresso, e neppure l'incontro tra il Presidente Clinton e il Presidente Assad a Ginevra (Marzo 2000) è riuscito a far rinnovare i colloqui. La Siria, assieme all'Iran, appoggia le più violente e pericolose organizzazioni terroristiche, come Hizbullah e i vari gruppi terroristici palestinesi.

     

    Israele e Libano: il 23 maggio del 2000 Israele ha portato a termine il ritiro di tutte le proprie forze militari dalla zona di sicurezza nel sud del Libano, in conformità alla decisione del proprio governo di mettere in atto la Risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il Libano, purtroppo, non si è ancora pienamente conformata né alla suddetta Risoluzione 425 e né alla Risoluzione 1559 (che chiede lo smantellamento di Hizbullah e il dispiegamento dell'esercito libanese nel sud del Libano). Il 12 luglio 2006 è avvenuto un nuovo scoppio di violenza, in seguito al rapimento di due soldati israeliani e al bombardamento da parte di Hizbullah delle città settentrionali del Paese. Israele è stato costretto ad agire per rimuovere la radicata presenza dell'organizzazione terroristica degli Hizbullah dal sud del Libano, dove sono presenti decine di migliaia di razzi e proiettili di artiglieria pesante, forniti da Iran e Siria, puntati contro milioni di civili israeliani. Nel conflitto che ne è scaturito, noto successivamente come la Seconda Guerra del Libano, sono stati lanciati contro obiettivi civili israeliani più di 4000 missili che hanno causato 44 vittime fra i civili e forti danni a infrastrutture e proprietà civili. Negli scontri militari avvenuti nel conflitto, sono anche caduti 119 soldati israeliani. I combattimenti si sono conclusi l'11 agosto 2006 con l'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu della risoluzione 1701, in cui si chiedeva il rilascio incondizionato dei

    soldati rapiti, il dispiegamento congiunto dell'esercito libanese e della nuova UNIFIL in tutto il sud del Libano, e l'istituzione di un embargo che riservasse il diritto di ottenere armamenti al governo del Libano, impedendone l'arrivo ai gruppi libanesi.

     

    Colloqui multilaterali

    I colloqui multilaterali sono stati istituiti come parte integrale del processo di pace, con lo scopo di ricercare soluzioni ai problemi chiave della regione, contribuendo nello stesso tempo a costruire la fiducia necessaria per promuovere lo sviluppo e la normalizzazione delle relazioni fra i paesi del Medio Oriente. Dopo la Conferenza Multilaterale di Mosca sul Medio Oriente (Gennaio 1992), che ha visto la partecipazione di trentasei paesi e di organizzazioni, internazionali, le delegazioni si sono suddivise in cinque gruppi di lavoro che trattano temi riguardanti specifici settori di comune interesse regionale (ambiente, controllo degli armamenti e sicurezza regionale, profughi, risorse idriche e sviluppo economico) e che si riuniscono di tanto in tanto in vari punti d'incontro nella regione. Il Comitato Direttivo, che comprende rappresentanti delle delegazioni chiave e presieduto da Stati Uniti e Russia, coordina i colloqui multilaterali. Dallo scoppio della violenza palestinese nel Settembre del 2000, la maggior parte delle attività nel processo multilaterale è stata congelata.​